Fonteno: gli speleologi di Progetto Sebino da ieri nella grotta dei record con caffè, biscotti e pure tortellini, nove giorni nel buio più assoluto.
FONTENO
GIUSEPPE ARRIGHETTI
Affettati, grissini, frutta secca, ma pure tortellini, biscotti e caffè (con la moka). Non grandi specialità, ma abbastanza per trascorrere nove giorni di ferie decisamente «sui generis», ma almeno con la pancia piena. Ieri intorno alle 17 i «magnifici cinque» del Progetto Sebino sono entrati con la borsa della spesa per passare le vacanze: nove giorni nell’Abisso Bueno Fonteno, la grotta più lunga della Bergamasca (19 chilometri, finora).
Riemergeranno dai cunicoli, che si diramano tra il lago d’Endine e il Sebino, domenica 31 luglio per poi «spararsi» sul Garda, a Lazise, per un bagno caldo nelle terme del laghetto di Colà. «Ebbè – dice il caposquadra, Max Pozzo –, dopo nove giorni di umidità a 8 gradi centigradi, un tuffo nel caldo è il minimo!».
Con Max, bancario nella filiale di Telgate della Popolare di Bergamo, sono scesi nell’Abisso gli amici Laura Rescali, di Romano; Giovanni Gritti, di Sant’Omobono; Maurizio Greppi, di Milano; Claudio Forcella, di Valbrembo. Il campo base a 430 metri di profondità – intitolato ai Lions Val Calepio e Val Cavallina che lo hanno finanziato – è allestito in una grande galleria, su un piccolo «pianoro» tra due fiumi. A illuminare il nero assoluto dell’Abisso, solo le lampade sui caschi dei cinque speleo («Là sotto puoi dormire a occhi aperti, non vedi niente di niente» dice Pozzo), che anche stavolta puntano a esplorare nuovi cunicoli, per allungare l’estensione del complesso carsico. «Contiamo di riuscire a superare i sifoni contro cui ci siamo fermati l’ultima volta – spiega Pozzo – su quella che abbiamo chiamato “Via dei sogni”. Il sogno è proprio quello di aprire nuovi cunicoli e riuscire così a portare l’Abisso più in alto nella classifica delle grotte italiane: attualmente la grotta di Fonteno è la seconda più lunga della Lombardia, con il Complesso Fornitori Stoppani nel Lecchese. Ma l’avventura sarà anche l’occasione per esplorare altri confini: quelli del metabolismo umano. Max e qualcun altro sono scesi senza orologio, in modo da capire come l’essere umano reagisce senza avere la possibilità di scandire il tempo. «Certo qualcuno l’orologio lo deve portare – ha concluso il caposquadra prima di salutare – altrimenti come facciamo a capire quand’è domenica 31 luglio?».
L’Eco di Bergamo.