INCONTRO CON IL SOSTITUTO PROCURATORE DELLA REPUBBLICA, DOTT. SSA CARMEN PUGLIESE

Con la nostra ospite, la Dott .ssa Carmen Pugliese, si è parlato di “Violenza sulle donne e femminicidio”, temi di drammatica attualità che hanno richiamato alla serata diversi soci con amici e famigliari che hanno seguito con grande attenzione la relazione. E’ stato interessane e utile ascoltare le parole del Sostituto Procuratore della Repubblica che hanno fatto chiarezza rispetto alle fumose e imprecise discussioni dei talk show.
Infatti, di questo argomento ne vogliono parlare un po’ tutti, più per ottenere facili consensi e far salire l’audience delle trasmissioni che non per fare vera informazione.

La Dott .ssa Pugliese ha chiarito alcuni aspetti fondamentali per inquadrare meglio il problema e capire come ci si dovrebbe muovere in presenza del reato di violenza e di stalking, per bloccare l’esclation persecutoria caratteristica di questi reati. Una recrudescenza che talvolta arriva fino all’omicidio della vittima.

Quando si subisce un “violenza” è determinante presentare subito una denuncia, che, in base alle recenti leggi, diventa “irrevocabile”. Non può più essere ritirata, questo a garanzia di ritrattamenti a seguito delle successive minacce alla donna o ai suoi famigliari. Il reato è quindi perseguibile d’ufficio, pertanto a seguito di una denuncia vengono subito avviate le indagini. Ma raccogliere una denuncia di violenza non è cosa semplice, serve una specifica preparazioni di chi è preposto all’accoglimento di questo tipo di denunce perché, oltre a riscuotere la fiducia della vittima, è importante che sappia porre le giuste domande al fine di raccogliere quegli elementi che risulteranno determinanti nel procedimento giudiziario.

Bisogna inoltre porre particolare attenzione alle “false” denunce, che spesso vengono presentate in fase di separazione della coppia, per ottenere vantaggi economici o l’affidamento dei figli. La Dott. ssa Pugliese ha dichiarato che spesso esiste una “responsabilità” dei medici di famiglia che, pur essendo obbligati a presentare denuncia in caso di lesioni sospette, spesso sottovalutano ecchimosi che chiaramente derivano da percosse e non da incidenti domestici.

Più subdolo, ma non meno grave è il reato di stalking. Introdotto pochi anni or sono per perseguire l’attività persecutoria nei confronti di un soggetto. E’ un reato gravissimo, che porta a conseguenze devastanti, ma difficile da dimostrare se non si adottano particolari attenzioni nel raccogliere elementi utili per le indagini e la formulazione del capo d’accusa. Lo stalker opera molto spesso con un’azione continua che porta la vittima a dover cambiare il proprio stile di vita fino ad arrivare ad un stato d’ansia che incide sulla sua salute psichica e fisica. Un deterioramento che può essere accertato solo da visite mediche specialistiche. L’attività dello stalker può arrivare a mettere in serio pericolo con minacce, sia la vittima che i suoi famigliari. Anche nel caso del reato di stalking la querela è irrevocabile, ma spesso una denuncia non corretta porta a derubricarlo in “molestie” con conseguenze più lievi sul piano penale.

La denuncia all’Autorità, può produrre immediatamente un “Ammonimento” da parte del Questore, uno strumento messo a disposizione dalla Legge per ottenere effetti in tempi rapidi e la cui inosservanza porta diverse conseguenze allo stalker, tra cui la denuncia d’ufficio.
L’ispettore Messina, che collabora da anni con la Dott. ssa Pugliese, ha portato la propria esperienza circa la raccolta delle prove per contestare il reato di stalking che in una buona percentuale di casi è perpetrato anche con chiamate al cellulare, e_mail e sms che devono essere conservati come prove.
La Dott. ssa Pugliese ha concluso che spesso, sotto l’emozione di fatti criminosi, si invocano inasprimenti delle pene, ma è di mostrato che ciò non fa diminuire i reati.
Bisogna piuttosto operare per ridurre la durata dei processi e fare in modo che vi sia la “certezza della pena”.